giovedì 23 febbraio 2012

Sucido: seconda parte


Dopo quattro bagni e una settimana di lentissima asciugatura ecco il sucido lavato





Come potete vedere il colore si è schiarito un bel po'

E' stato un bel lavorone (anche perchè la lana non era poca..), ma sono soddisfatta, soprattutto perchè la lana è rimasta morbida e gran parte dei residui vegetali se ne sono andati via con lo sporco. Vi suggerisco, se siete tentate di provare a lavare il sucido:
-di utilizzare acqua calda solo nel primo bagno (con detersivo bio o sapone di Marsiglia e un goccio di ammoniaca) e quindi, nei bagni successivi, utilizzare acqua a temperatura ambiente (quella che avrà la vostra lana a quel punto lì). Infatti gli sbalzi di temperatura favoriscono l'infeltritura.
- di immergere sempre la lana nel bagno "pronto". Non fate mai scorrere l'acqua dal rubinetto sulle fibre.
-di procurarvi dei capaci scolapasta, nei quali mettere la lana durante l'ammollo. In questo modo non dovrete maneggiarla troppo e potrete immergerla e toglierla dai bagni senza dover strizzare e sprimacciare qua e la : l'acqua colerà via dai buchi senza alcun ausilio meccanico e salverete la lana dall'infeltritura.

Ecco la famosa prima matassina, filata dal sucido cardato, dopo il lavaggio





Anche qui il colore si è schiarito in un delicato beige, e le fibre , liberate dalla lanolina, si sono gonfiate.
Inoltre.. da non credere.. la matassa ha perso (dopo il lavaggio, appunto) ben 10gr di peso: da 30gr a 20gr!!!

Infine la prima matassa filata con il sucido "a riccioloni" (non cardato), quello che, nel post precedente, ho fotografato appeso alla spalliera di una sedia.





Questo filo mi piace davvero tantissimo: ha carattere!
Penso già a "mescolanze" selvagge con sucidi di colore diverso....
Ciao, ciao..

venerdì 10 febbraio 2012

Dal vello al filo... filare il sucido.

Dopo una settimana abbondante di noiosa influenza, oggi, tornata dal lavoro, ho deciso di aggredire i sacchi del sucido, che mi aspettano in veranda.

E' lana  che ho acquistato da "The wool box":  razza biellese e abruzzese nei colori naturali


BEIGE

GRIGIO

MARRONE

Ore 15 e 30: svuoto  sul tavolone il sacco del beige.



Mamma mia, è una quantità di lana spaventosa: chissà nel sacco sembrava poca...
Mi appresto a dividerla: da una parte le parti infeltrite; dall'altra quella da lavare assolutamente, perchè troppo piena di impurità e paglia (non tantissima la paglia..); poi quella che proverò a filare così, nature, piena di lanolina; infine un mucchietto di fantastici riccioli, che voglio provare a filare così come sono, per ottenere uno di quei fili particolari, stile boa, che te li metti al collo e sei già vestita.

Non sono bellissimi? Sembrano già pronti!

Ore 16: divisione ultimata


A destra la lana da lavare, al centro quella da filare, poi quella un po' infeltrita (da lavare anche lei ovviamente), davanti i riccioloni.
Metto subito a bagno in acqua, detersivo bio e un pochino di ammoniaca la lana da lavare.




Mi appresto a cardare il sucido che filerò: divido bene ciocca per ciocca, cercando di togliere le impurità più grossolane.
Dove trovo parti un po' feltrose mi aiuto con le carde.
A chi usa le carde a mano consiglio di prendere poche fibre per volta, spazzolare delicatamente, e cercare di formare dei rotolini (rolag) piccoli e molto "ariosi". Gran parte dello "sporco" cadrà giù.
Metto nel cardatore pochissima lana alla volta, in modo che i rulli la spazzolino e tirino via più impurità possibile. Ogni batt lo ripasso tre volte.
E' incredibile come la lana così ricca di lanolina faccia subito massa compatta e omogenea... pur rimanendo soffice.
Ore 17: ecco il primo batt


Ore 17 e 30: il  suo fratellino


Mi bevo un tè e vado al filatoio: la lana si fila praticamente da sola! E' come se le fibre fossero già attaccate l'una all'altra. Infatti mi diverto a filare un filo "wollen" sottile, sottile, insolito rispetto alle mie abitudini. Pur essendo così sottile, è soffice ed elastico.
E' il classico filo che sa di antico... Intanto, noto che, filando, gran parte delle impurità rimaste cadono giù.
Lo bino a due capi, in modo tradizionale.

Ore 19 e 30: ecco il filo sull'aspo (è quello che ho ricavato da un solo batt)


E infine la "preziosa " prima matassina (appena in tempo prima di preparare la cena):



Sono circa 30 grammi di filo per una lunghezza di 55 metri.
Ora lo metterò a bagno....
Sono curiosa di sapere se perderà di peso e se il colore beige chiaro cambierà.
Ve lo racconterò al prossimo post.
Buona serata!!


mercoledì 1 febbraio 2012

Colorare d'inverno: gli estratti.

In inverno, quando il materiale verde scarseggia, chi ama tingere che fa?
Rimane inoperoso?
Giammai!
O ci si accontenta del materiale vegetale di stagione (bucce di cipolle, cavolo rosso, edera...)...
Oppure si butta a capofitto nella tintura con gli estratti.
Detto fatto!

Ma che cos'è un estratto?
Di solito un estratto si prepara a partire da una pianta essiccata, mettendola a macerare in un solvente apposito, generalmente alcool etilico e acqua, per un certo periodo di tempo.
Così facendo si ricava un estratto fluido.
Concentrando e facendo essiccare l'estratto fluido, con l'impiego di temperature non eccessivamente alte, si ricava l'estratto secco: una polvere estremamente fine, che presenta un'altissima concentrazione.

Essendo così concentrati gli estratti si utilizzano in piccolissime dosi: dal 3%, per quelle più coloranti (legno rosso del Brasile, Campeggio..) al 6% e più , per quelli meno forti (acacia catechu ad esempio), del peso della lana o seta da tingere.

Ovviamente vale sempre il discorso della pre-mordenzatura delle fibre, come al solito.
In seguito di scioglie l'estratto in poca acqua calda e si butta nel pentolone dove, con acqua (fredda) sufficente a coprire agevolmente la fibre, va a costituire il nostro bagno di colore. Immersa la lana nel suo bagnetto si porta a leggerissimo bollore (anzi prima del bollore: 85° circa) e si lascia per i soliti 45 minuti.
Ecco i risultati delle tinture con estratti:



Foto di gruppo!
(scusate la qualità, ma fuori nevica, fa un freddo becco e non c'è una gran luce... in casa si fa quel che si può..)


 Da sinistra in alto: lana sambucana mordenzata con solfato di rame e cremor tartaro, tinta con un primo bagno di edera (foglie fresche) e secondo bagno con estratto di clorofilla; subito sotto, la lana verdino chiaro che vedete ha subito lo stesso trattamento, ma cambia la pecora (!), che è di razza Leicester...
 In mezzo: lana in fiocco di razza brianzola mordenzata con solfato di ferro e cremor tartaro, tinta con estratto di mallo di noce.
 A destra infine: lana di razza Prealpes du Sud, mordenzata con allume e cremor tartaro, tinta con estratto di acacia catechu. Appena sotto seta tussha, tinta nello stesso modo.


Qui abbiamo in secondo piano le lane e in prima fila i gomitoli di seta tussha che hanno ricevuto trattamenti uguali alle lane soprastanti. Tutte queste fibre sono state mordenzate con allume e cremor tartaro.
A sinistra c'è della Prealpes tinta con estratto di legno rosso del Brasile;  a destra della Biellese che ho tinto con estratto di legno di campeggio; in mezzo su della lana  Leicester, il risultato dei due bagni precedenti mescolati assieme dopo il primo utilizzo: praticamente un cocktail di secondi bagni.

Nei prossimi post spero di mostrarvi qualche filo ottenuto con queste lane... e mi piacerebbe dire qualcosa sulle piante tintorie che ho citato qui...

A presto!